La pratica gestaltica

La pratica gestaltica integra e combina in maniera originale un insieme di tecniche diverse verbali e non verbali: risveglio sensoriale, la respirazione, il corpo, la voce, l’espressione dell’emozione, il lavoro sui sogni, la creatività, la fantasia, l’esperienza.

La Gestalt non mira solo a spiegare le origini delle nostre difficoltà, bensì a farci sperimentare il percorso per nuove soluzioni. Più che sapere “perché”, si preferisce immaginare i “come”. Vivere un’esperienza, assaporarne le sensazioni e le emozioni che la accompagnano è ciò che mobilita il cambiamento.

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Potremo riassumere la pratica gestaltica attraverso 5 domande

Cosa senti? Cosa vuoi? Cosa fai? Cosa eviti? Cosa ti aspetti?

La meta dell’approccio Gestaltico è quella del vivere pienamente riconoscendo e accettando di essere quello che si è, quindi diventare se stessi trovando il proprio modo soddisfacente di stare nel mondo. Nella psicoterapia in chiave gestaltica il punto di svolta verso il cambiamento non è semplicemente la conoscenza. Si lavora attraverso la pratica della consapevolezza, della autenticità e della responsabilità, cioè il rendersi conto di quello che effettivamente c’è e lo scegliere ciò che si vuole in base a quello che si sente.  In questo modo si aiuta la persona a rendere più soddisfacente il suo contesto, a migliorare la sua qualità di vita per poi allargarsi al mondo, perseguendo quella che Maslow e Rogers chiamano autorealizzazione.

Nella terapia gestaltica per promuovere l’esperienza diretta, cioè il fare, il pensare, il sentire, si utilizzano sia tecniche “repressive” che “espressive”. Le tecniche repressive sono finalizzate a bloccare tutte quelle attività che servono ad evitare di prestare attenzione all’esperienza del presente. Ad esempio tutte quelle formulazioni intellettuali o interpretative che servono a spiegarsi ciò che si vive, e che come risultato hanno l’uscita dall’esperienza vissuta, e producono al massimo conoscenza, e non cambiamento. Le tecniche espressive hanno il fine di rinforzare positivamente l’auto-espressione. Per far ciò si promuove, ad esempio, l’uso di un linguaggio semplice e diretto, come “io sento”, “io faccio”, “io voglio”, in modo da far emergere i bisogni e i desideri che rischiano di restare nascosti dietro le dichiarazioni impersonali, le generalizzazioni e le miticizzazioni. Ciò aiuta la persona a rendersi conto di sé e ad assumersi la sua responsabilità.

L’approccio gestaltico parte dalle emozioni, e a queste fa ritorno, quale unica bussola per orientarsi lungo il cammino del benessere personale.